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Ecco 5 curiosità più belle di Piazza Duomo a Firenze

Bocce e Pallottole a Firenze


Alla sinistra del Duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze, un piccolo slargo denominato “delle Pallottole”, ha fatto un po’ la storia e la leggenda dei curiosi e variegati toponimi fiorentini. E’ spesso preso ad esempio di nomi caratteristici di vie e piazze ed ha sempre un grande successo e simpatica attenzione. La piazza precedentemente di più ampia superficie dava modo alla popolazione di potervi svolgere delle attività ludiche, tra le quali, appunto, il gioco delle Pallottole. Tanto diventò famoso e praticato in quella piazza che necessariamente il toponimo ebbe luogo.
Il gioco delle Pallottole era vietato in molti altri luoghi della città, tanto ciò è vero che, sono ancora visibili alcuni “Bandi” scritti e divulgati su pietra, dove i Signori Otto di Guardia e Balia, la polizia del tempo, vietava il gioco delle pallottole e molto più spesso della palla in generale, per svariati motivi, tra cui il rispetto dei luoghi di culto. Uno di questi bandi è ancora ben visibile su di un fianco della Badia Fiorentina.
Il parallelo ai nostri tempi è molto lineare. L’antico gioco delle Pallottole è sicuramente l’antesignano dell’odierno gioco delle bocce. Sono cambiate alcune regole, ma l’utilizzo delle “pallottole” è sempre lo stesso. Le bocce in questa piazza di Firenze hanno avuto e sempre avranno la loro patria naturale. Qui nasce il gioco delle bocce fiorentine.

L'Annunciazione sul Duomo di Firenze


Non sarà famosa come l'Annunciazione di Leonardo da Vinci oppure quella del Beato Angelico, opere di pittura universali e di una bellezza straordinaria. L'Annunciazione che descrivo di seguito ha molte interessanti particolarità legate al periodo storico del 1300-1340 e alla trasformazione della Chiesa di Santa Reparata nel Duomo.
Ci troviamo sulla facciata ovest di Santa Maria del Fiore, la facciata iniziata da Arnolfo di Cambio, sulla parete esterna quindi, vicino al Campanile di Giotto, si trova una scultura trecentesca. E' un rilievo di forma rettangolare allungato che rappresenta l'Annunciazione.
Non conosciamo il vero autore di questa opera. Lo stesso è da ricercarsi tra i maestri minori fiorentini del tempo che probabilmente contribuirono in maniera determinante anche alla realizzazione della vecchia facciata e del Campanile di Giotto. Alcuni nomi possono essere individuati nel Maestro dell'Armatura, nel Maestro di Saturno o nel Maestro di Noè. Negli stessi decenni erano attivi anche il Maestro dell'edicola degli Ubriachi oppure al Maestro del rilievo dei Tre Re Magi.

Il "Sasso di Dante"


Tra piazza delle Pallottole e via dello Studio si trovava il Sasso di Dante. Su questo sasso, il Sommo Poeta si riposava e nell’attesa guardava la costruzione della Cattedrale. Si narra, a testimonianza dell’eccezionale memoria, che un giorno mentre era seduto ed assorto nei propri pensieri sul solito sasso, passò di lì qualcuno e gli chiese:- “Oh Dante, icchè ti piace di più da mangiare?"
- "l’ovo” – rispose Dante.
L’anno dopo, la stessa persona curiosa, ripassò di li e ritrovò Dante ancora seduto sul suo sasso preferito, sempre assorto e pensieroso e gli chiese:- “co’ icchè?” - “co i’ sale!

Dedalus nel Campanile di Giotto


Una formella del Campanile di Giotto realizzata da Andrea Pisano, rappresenta Dedalo, personaggio leggendario della mitologia greca, grande architetto, scultore ed inventore, noto per essere il padre di Icaro avuto da Naucrate, schiava del re di Creta e anche per essere il costruttore del famoso “Labirinto del Minotauro”.
La storia affascinante di questi personaggi mitologici merita di essere raccontata sinteticamente.
Si dice che Minosse rinchiuse nello stesso labirinto Dedalo e suo figlio Icaro perché indicò a Teseo il modo di uscirne utilizzando un gomitolo di lana. Ma lui stesso non ne seppe uscire che volando. Costruì con delle penne d’uccello e della cera due paia d'ali. Raccomandò al figlio Icaro di non innalzarsi troppo in alto, ma durante il volo Icaro si avvicinò troppo al sole ed il calore fuse la cera facendolo cadere in mare. Dedalo continuò il suo volo, era in fuga e raggiunse la Sicilia.
Sul Campanile di Giotto, quindi, nel lato sud di fronte alla Misericordia di Firenze, Giotto volle inserire una serie di sculture, di piccole formelle. I rilievi in gran parte realizzati da Andrea Pisano, successore alla realizzazione del campanile dopo la morte di Giotto, iniziano con la Creazione dell'uomo e si susseguono con le Virtù, le Arti Liberali a rappresentazione delle attività umane ed i sacramenti. Tra queste Dedalus, scolpito dal 1334 al 1336 insieme ad altre 12 formelle, rappresentato per essere stato l’antesignano degli artisti. Dedalo è stato scolpito curiosamente con ali posticce.

La Colonna di San Zanobi


 San Zanobi è vissuto nel IV secolo d.C. ed è stato un vescovo di Firenze. E' il patrono principale dell'arcidiocesi fiorentina, assieme ad Antonino Pierozzi entrambi Santi della Chiesa Cattolica.
Veri e propri miracoli sono attribuiti a "Zenobio" (altro nome che si ritrova nei testi storici) durante il suo vescovado, la risurrezione del figlio di una pellegrina francese, testimoniato anche da una targa presente sulla facciata di Palazzo Valori e Altoviti, è uno dei più emblematici.
A Zanobi è dedicata la Colonna posta lateralmente al Battistero di San Giovanni, davanti alla porta nord. Ha un fusto in granito con sopra un albero in ferro e una croce. La leggenda ci tramanda che al passaggio delle reliquie del santo, che venivano trasferite dalla cattedrale di San Lorenzo a quella di Santa Reparata il 26 gennaio 429, un olmo secco sarebbe miracolosamente rinverdito quando le reliquie ne sfiorarono i rami. Da quel preciso istante cominciarono a spuntare nuove foglie verdi.
Il tronco di quell'albero fu in seguito utilizzato per scolpire un crocifisso che attualmente si trova nella chiesa di San Giovannino dei Cavalieri in via San Gallo. Altre fonti ci tramandano che lo stesso legno fu utilizzato per un dipinto del "Maestro del Bigallo", che raffigura le gesta del San Zanobi nella propria vita vescovile.
La colonna fu eretta in data imprecisata. Abbiamo notizie certe dal 1333 quando fu abbattuta dall'alluvione e successivamente ed immediatamente ricostruita. Sulla stessa colonna di granito vi è un'iscrizione che ricorda la leggenda di San Zanobi.

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