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Pietro Pacciani, il “Mostro di Firenze”?

«Io sono stato a fa' delle merende co' i' Pacciani»
Esordisce così Mario Vanni al processo per il “Mostro di Firenze” quando viene a lungo interrogato sulle presunte connivenze relative a Pietro Pacciani. Nasce così un’espressione che si è diffusa su tutto il territorio nazionale; “Compagni di Merende”, usata nel linguaggio comune per indicare una connivenza nascosta e segreta tra un ristretto gruppo di persone.
Pietro Pacciani nasce ad Ampinana nel comune di Vicchio di Mugello il 7 gennaio 1925. Di professione contadino, svolge la sua vita a Mercatale, una frazione del comune di San Casciano in Val di Pesa in provincia di Firenze.
Si è anche definito un Partigiano in un’intervista sul Corriere della Sera dell’agosto del 1996 quando combattendo i tedeschi nel 1945 fu soprannominato “Paletta” per il nome che dava indicando la vanga necessaria a scavare dei fortini. Parla anche di un salvataggio di un compagno ferito ad una spalla quando tamponò la ferita con un pezzo della propria camicia e lo trasportò a spalla all’ambulanza. Era l’Avvocato Dante Ricci che diverrà poi il suo difensore.
Uomo violento, in particolar modo con la famiglia, è stato accusato ed identificato come il punto di riferimento dei “Compagni di Merende”. Il “Vampa”, così veniva chiamato in paese, forse per il colorito del suo viso sempre rosso e “avvampato”, aveva una forte attrazione per le bevande alcoliche, sempre di umore alterato era stato più volte identificato e denunciato per gravi reati, tra i quali una condanna per omicidio nel 1951. In quell’occasione aveva ucciso l’amante della sua fidanzata e successivamente denunciato e condannato per abusi sessuali nei confronti delle figlie.
L’omicidio del ’51 venne commesso quando uccise a coltellate Severino Bovini, “accecato dal furore avendo visto la fidanzata”, Miranda Bugli, “denudarsi il seno sinistro”, sorpresi in intimità, costrinse poi la ragazza ad avere un rapporto sessuale accanto al cadavere.
Per questo fatto Pietro Pacciani sconta 13 anni di carcere.
Pacciani era un uomo collerico e violento indipendentemente dal giudizio per i delitti del mostro. Oltre all’omicidio di cui sopra riversava la propria violenza anche sulla moglie Angiolina Manni che regolarmente costringeva a rapporti sessuali e percosse ed anche sulle due figlie Rosanna e Graziella, che come da loro stesse dichiarato “ci violentava e picchiava col bastone” e mantenute con cibo per cani, malmenate e violentate con falli artificiali e zucchine, costrette a visionare foto del padre in pose pornografiche, cosi come pubblicato anche dal quotidiano La Stampa l’ 08 giugno 1994.
Pietro Pacciani è stato sin dall’inizio considerato il “Mostro di Firenze”.
Il processo è stato il più lungo della storia giudiziaria italiana. Sono coinvolti oltre a Pietro Pacciani anche altri personaggi, i “Compagni di Merende” appunto, che nel corso degli anni sono stati condannati dal nostro ordinamento giuridico.
I protagonisti di questi macabri episodi sono ormai tutti morti, abbiamo moltissimo materiale processuale che ci da notizie del “Vampa” o del “Paletta” come veniva chiamato in tempo di guerra, ma anche quello del sentito dire, delle opinioni dei cittadini, che fanno ipotizzare qualcosa di molto ampio senza restringere il campo ai vari Mario Vanni e Gianfranco Lotti, dei quali diremo qualcosa in seguito.
Sono state percorse varie piste alla ricerca delle motivazioni e dei moventi di questa tragica pagina d’Italia, ed in particolare di un’attenzione negativa, particolare e gratuita su Firenze e i suoi dintorni. Per chi ha vissuto quegli anni nelle zone in cui sono stati commessi gli omicidi era particolarmente difficile adeguarsi ad uno stile di vita rivolto all’attenzione continua, al non appartarsi in zone pericolose, a trovare degli escamotage per poter conciliare la propria vita privata con i luoghi pubblici di Firenze.
Alcune di queste piste riguardano connivenze riconducibili a profili sardi, altre legate a sette esoteriche, ognuna delle ipotesi azzardate è stata particolarmente motivata e motivante; alcune indagini sono state inutili e sbagliate, altre al contrario hanno portato a risultati soddisfacenti.
Nell’Ottobre del 1991 viene consegnato a Pietro Pacciani il primo avviso di garanzia riguardante le indagini sul Mostro di Firenze e nel novembre del 1994, dopo 3 anni di indagini e di processo, viene condannato tramite una serie di prove portate in dibattimento “di schiacciante gravita”.
Nel processo d’appello i giudici ribaltano la condanna. Pietro Pacciani, da sempre accusato di essere il probabile Mostro di Firenze torna in libertà, proprio con una sentenza della Corte d'Appello che lo dichiara “non colpevole” rovesciando clamorosamente la sentenza di primo grado dove era stato condannato a 14 ergastoli. Già nel 1996 però la Cassazione cancellò l’assoluzione. Anche se in libertà, il Pacciani era in attesa di un ulteriore processo e i “Compagni di Merende” anche loro in balia della giustizia, questo lo sapevano bene.
Pietro Pacciani viene trovato morto il 22 Febbraio 1998 e non sono infondate le ipotesi di coloro che ritengono la morte di Pacciani un omicidio.
Proprio mentre era in attesa di un nuovo processo, prima della sentenza di primo grado che ha condannato i suoi amici, il Vampa era disteso sul pavimento della sua casa di Mercatale in Val di Pesa con la faccia sul pavimento ed i pantaloni slacciati.
Dopo una prima indagine medica relativa all’attribuire la morte ad un ictus, ed un esame tossicologico dai cui si nota la presenza di un farmaco antiasmatico nel sangue, le indagini proseguirono percorrendo la pista dell’omicidio, viste anche le concomitanze dei tempi processuali degli altri imputati, che portarono a ipotizzare un eventuale collaborazione del Pacciani con la giustizia e con l’eventuale scoperta di personaggi ancora ignoti ed eventualmente responsabili degli assassini del “Mostro di Firenze”.
Questi sono gli omicidi attribuiti al “Mostro di Firenze”:
Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, 21 agosto 1968 - Signa
Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini, 15 settembre 1974 - Borgo San Lorenzo
Giovanni Foggi e Carmela Di Nuccio, 6 giugno 1981 - Scandicci
Stefano Baldi e Susanna Cambi, 22 ottobre 1981 - Le Bartoline
Paolo Mainardi e Antonella Migliorini, 19 giugno 1982 - Baccaiano
Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch, 9 settembre 1983 - Giogoli
Claudio Stefanacci e Pia Rontini, 29 luglio 1984 - Vicchio
Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot, 8 settembre 1985 - Scopeti
Anche se l’informazione e la conoscenza dei fatti associano, anche solo nell’immaginario collettivo, la figura di Pietro Pacciani al “Mostro di Firenze”, vorrei ricordare come le prime ipotesi descrittive del “Mostro di Firenze” si riferissero di una persona fredda, calcolatrice e di una lucidità strabiliante, che doveva necessariamente essere un chirurgo o comunque un medico che aveva praticato in sale operatorie vista la precisione delle mutilazioni inferte alle vittime.
Pietro Pacciani non sembrava avere queste caratteristiche e questo ha sempre motivato le ragioni degli avvocati della difesa.
I “Compagni di Merende” sono stati per molti anni, soprattutto durante lo svolgimento dei processi, un termine abusato ed utilizzato proprio per indicare, come si diceva in apertura, una connivenza nascosta e segreta tra un ristretto gruppo di persone, usato ironicamente anche per indicare chi trama alle spalle di qualcuno. Si ricorda un aneddoto degli anni ’90, quando Filippo Mancuso, allora ministro della Giustizia indicò come “compagni di merende” Lamberto Dini, Presidente del Consiglio dei Ministri e Oscar Luigi Scalfaro, Presidente della Repubblica, il ministro fu sfiduciato in Parlamento.
Ma oltre a Pietro Pacciani, considerato il Capo dei “Compagni di Merende” chi erano gli altri componenti di questa terribile tresca?
Il primo Mario Vanni. Si deve a lui la terminologia, quando al processo incessantemente ad ogni domanda del Pubblico Ministero continuava a rispondere con la stessa frase «Io sono stato a fa' delle merende co' i' Pacciani».
Soprannominato “Torsolo” ex postino di San Casciano in Val di Pesa (FI) fu accusato dal Lotti e da altre testimonianze del lungo processo sul mostro, di aver partecipato attivamente ad alcuni omicidi.
Si è sempre dichiarato innocente. E’ stato condannato all’ergastolo per l’uccisione di 8 persone. Muore all’Ospedale di Bagno a Ripoli (FI) il 13 aprile 2009, ultimo dei compagni di merende.
Il secondo Giancarlo Lotti, disoccupato ha confessato la partecipazione insieme ad altri ad alcuni omicidi attribuiti al Mostro di Firenze. Soprannominato Katanga fu condannato a 26 anni di reclusione non scontati completamente per sopraggiunta morte il 2 aprile 2002 per un cancro al fegato.
Non è stato mai dimostrato, ma molto probabilmente, secondo le credenze popolari, un altro personaggio ha fatto la storia del gruppo del quale abbiamo parlato, il famosissimo “Farmacista”.
Francesco Calamandrei, ex farmacista di San Casciano in Val di Pesa, fu accusato di essere il "mandante" degli omicidi del “Mostro di Firenze”. L’ipotesi, rivelatasi azzardata, comprovante la prima idea che il mostro avrebbe dovuto avere conoscenze mediche, riguardava l’asportazione delle parti anatomiche, caratteristica tipica del post-omicidio, per usarle durante presunti riti, spesso considerati satanici. Il 21 maggio 2008 il “Farmacista” viene assolto da tutte le accuse con formula piena in quanto il fatto non sussiste.
Pietro Pacciani dunque, nell’immaginario collettivo, è passato alla storia come il “Mostro di Firenze”. Alcune indagini ed alcuni dibattimenti che completeranno il quadro generale di questo lunghissimo processo, arriveranno a conclusione, ma non riveleranno mai l’intera verità sulla questa vicenda. L’opinione pubblica non avrà mai la certezza di chi e di come siano stati commessi quegli efferati omicidi. Molti di noi ricordano bene, a testimonieranno ai posteri il clima di terrore e le campagne pubblicitarie: “OCCHIO”!!

Bibliografia
Giuseppe Alessandri. La leggenda del Vampa. Loggia De Lanzi, Firenze 1995.
Alessando Cecioni; Gianluca Monastra, Il mostro di Firenze, Nutrimenti, Roma 2002
Nino Filastò, Storia delle merende infami, Maschietto Editore, Firenze 2005.
Michele Giuttari. Il mostro , Rizzoli, Milano 2006
Carlo Lucarelli. I mostri di Firenze in Nuovi misteri d'Italia. I casi di Blu Notte., Einaudi, Torino 2004.
Douglas Preston; Mario Spezi, Dolci colline di sangue, Sonzogno Editore, Milano 2006.
Francesco Ferri. Il caso Pacciani. Storia di una colonna infame?. Edizioni Pananti, Firenze 1996.

Commenti

  1. è evidente dopo tutti questi anni che Pacciani sia stato messo in mezzo, preso come capro espiatorio per corpire qualcosa di più grande.

    "Michele Giuttari, capo della Squadra Mobile di Firenze, è convinto che dietro Pacciani, Vanni e Lotti ci sia qualcun altro. Un fattore fondamentale per ricostruire la storia del Mostro di Firenze.
    Anche il magistrato Canessa ne è convinto. Stando a quanto riferito da Lotti, ci sarebbe un dottore che compra le parti asportate alle vittime: “Mi ha detto questo dottore che andava a Mercatale da Pietro… per prendere questa roba delle donne… dice che gliele pagava, poi io…”.
    Le indagini, allora, s’indirizzano verso persone di un altro ambiente, rispetto a quello dei Compagni di merende, persone con un più elevato livello culturale e sociale, che potrebbero anche avere conoscenze esoteriche. Forse, fanno parte di una setta che usa feticci di donne per compiere particolari riti. Forse.
    Ma questa dei mandanti e dei riti, secondo Giuttari, è una pista supportata da elementi concreti: gli omicidi sono rituali, attuati vicino a corsi d’acqua, cimiteri, chiese sconsacrate, vicino ad alberi dal significato esoterico: cipressi, viti; sono avvenuti sempre nelle notti di novilunio, perpetrati con le stesse armi e sono mutilate donne che si trovano in atteggiamenti amorosi con un uomo."

    https://www.laveracronaca.com/misteri-di-cronaca-nera/pietro-pacciani-storia-del-mostro-di-firenze-3-la-verita-non-c-e/

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