La "Primavera" di Sandro Botticelli
Così come prcedentemente fatto per la "Calunnia di Apelle", vogliamo divulgare alcune nozioni elementari di ciò che l'artista ha voluto rappresentare con il suo dipinto. L'obiettivo è divulgarne la parte curiosa e dell'elementare significato dell'opera d'arte, senza la pretesa di farne un breve trattato.
La Primavera di Sandro Botticelli è un dipinto tempera su tavola, databile al 1482 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Si tratta del capolavoro dell'artista, nonché di una delle opere più famose del Rinascimento italiano. Vanto della Galleria, faceva forse anticamente "pendant" con l'altrettanto celebre Nascita di Venere, con cui condivide la provenienza storica, il formato e alcuni riferimenti filosofici. Lo straordinario fascino che tuttora esercita sul pubblico è legato anche all'aura di mistero che circonda l'opera, il cui significato più profondo non è ancora stato completamente svelato.
Questa scena, quella della Primavera, è interpretata da otto personaggi (nove in verità) dei quali 2 interpretano lo stesso soggetto che nell’opera evolve. Per l’interpretazione del dipinto ci rifaremo all’identificazione di Adolph Gasparyi del 1888 che si basò sulle indicazioni di Vasari. Cinque anni dopo Aby Warburg articolò infatti la descrizione che venne sostanzialmente accettata da tutta la critica, sebbene sfugga tuttora il senso complessivo della scena.
In un ombroso boschetto, che forma una sorta di esedra di aranci colmi di frutti e arbusti sullo sfondo di un cielo azzurrino, stanno disposti nove personaggi, in una composizione bilanciata ritmicamente e fondamentalmente simmetrica attorno al perno centrale della donna col drappo rosso e verde sulla veste setosa. Il suolo è composto da un verde prato, disseminato da un'infinita varietà di specie vegetali, tra cui ricchissimo campionario di fiori: nontiscordardimé, iris, fiordaliso, ranuncolo, papavero, margherita, viola, gelsomino, ecc.
In un ombroso boschetto, che forma una sorta di esedra di aranci colmi di frutti e arbusti sullo sfondo di un cielo azzurrino, stanno disposti nove personaggi, in una composizione bilanciata ritmicamente e fondamentalmente simmetrica attorno al perno centrale della donna col drappo rosso e verde sulla veste setosa. Il suolo è composto da un verde prato, disseminato da un'infinita varietà di specie vegetali, tra cui ricchissimo campionario di fiori: nontiscordardimé, iris, fiordaliso, ranuncolo, papavero, margherita, viola, gelsomino, ecc.
Ecco quindi che dovremmo immaginarci scenograficamente il Giardino delle Esperidi e leggere l’opera da destra verso sinistra.
Zefiro (o Boreo), vento di primavera che soffia da ponente, che piega gli alberi, rapisce per amore la ninfa Cloris, fecondandola; da questo atto ella rinasce trasformata in Flora, la personificazione della stessa primavera rappresentata come una donna dallo splendido abito fiorito che sparge a terra le infiorescenze che tiene in grembo.
A questa trasformazione allude anche il filo di fiori che già inizia a uscire dalla bocca di Cloris durante il suo rapimento. Al centro campeggia Venere, inquadrata da una cornice simmetrica di arbusti, che sorveglia e dirige gli eventi, quale simbolo neoplatonico dell'amore più elevato. Sopra di lei vola il figlio Cupido, mentre a sinistra si trovano le sue tre tradizionali compagne vestite di veli leggerissimi, le Grazie (in numero di 3), occupate in un'armoniosa danza in cui muovono ritmicamente le braccia e intrecciano le dita. Chiude il gruppo a sinistra un disinteressato Mercurio, coi tipici calzari alati, che col caduceo scaccia le nubi per preservare un'eterna primavera.
Mi sento quindi di ripetere l'affermazione citata in un'altra analisi, dove evidenziavo che i dipinti hanno tutti una bella o brutta storia da raccontare. Il solo guardare, benchè dettagliatamente, ci limita. Anche solo soffermarsi sulle singole figure ed associarne il nome alla nostra esistenza, ci fa meditare su come si inviluppa la società. Le storie sono mitologiche, reali, religiose o di qualsivolglia argomento. Hanno comunque tutte ed ognuna un aspetto interiore difficile da interpretare. Allo stesso autore, a volte, risulta difficoltoso esprimere nel linguaggio ciò che intendeva rappresentare. Trovo intrigante "scavare" nell'arte.
Ciao,
RispondiEliminain merito al tuo ottimo articolo mi fa piacere segnalarti, nel caso non lo conosca, il progetto Google relativo ai musei e alle opere d'arte. Gli Uffizzi sono tra i musei esaminati e a questo link: http://www.googleartproject.com/museums/uffizi/la-primavera-spring-67 si può vedere "La Primavera" del Botticelli ad altissima risoluzione.
A presto!
Un amico tamburino.
Ma certo...è un servizio che solo una grande impresa come Google poteva fare...
RispondiEliminaE' bellissimo poter vedere virtualmente il dipinto...e sognare con esso!!
Grande tamburino!!! Fatti riconoscere!!