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Arthur Hugh Clough: poeta vittoriano a Firenze

Numerosi sono i personaggi stranieri che hanno avuto a che fare con Firenze. Alla stessa maniera Firenze ha accolto peronaggi più o meno famosi della cultura mondiale.
Ho ricevuto da Grazia Collini questo scritto che ci fa riscoprire un poeta, vissuto fino alla sua morte a Firenze. E' sepolto al cimitero degli Inglesi in Piazza Donatello.
L'impegno di Grazia per cercare il pù fedelmente possibile di rappresentare in lingua italiana la poesia è encomiabile ed è per questo che incoraggio questo tipo di attività culturali e di impegno nella riscoperta del nostro più dettagliato passato.

Si presenta così:

Qualche giorno fa, ascoltando poesie su Youtube, mi sono imbattuta in una serie di video, commissionati dalla Unione Banche Svizzere, nei quali grandi attori recitano grandi poesie. Sono video azzurrini, molto suggestivi; le poesie sono recitate in inglese e quindi non sempre il loro significato riesce a svelarsi del tutto (per lo meno non a me).
In particolare sono rimasta avvinta da una poesia recitata da Paul Scofield di un autore che non conoscevo, Arthur Hugh Clough. Ho cercato notizie su di lui e traduzioni di “Say not the struggle naught availeth” ma per quanto abbia frugato nella rete non ho trovato niente.
La biografia del poeta ha fatto sì che la curiosità su di lui e sulla sua poesia crescesse ancora. Ho scoperto infatti che si tratta di un poeta vittoriano, nato a Liverpool il 1 gennaio del 1819 e morto a 42 anni, di malaria, a Firenze dove è sepolto nel “Cimitero degli Inglesi”.
Per chi non conosce Firenze: questo Cimitero è un’isola piena di fascino sorta nel 1827 per dare sepoltura a chi non fosse cattolico o ebreo, un cimitero cittadino, un’isola verde in mezzo al traffico dei viali fiorentini, una collina alberata che, con i suoi cipressi, il muro di basamento e la sua cancellata ha ispirato il famoso quadro “L’isola dei morti” di Arnold Blockin che proprio qui aveva sepolto la figlioletta di 6 mesi.
Il 13 Novembre 1861 Clough morì e la moglie Blanche, cugina di Florence Nightingale, diede sepoltura all’amato marito il quale riposa in illustre compagnia, tra gli altri Elizabeth Barret Browning, Walter Savage Landor e Giovan Pietro Viesseux.
La tomba di Clough è ornata da uno scarabeo alato, simbolo egizio di eternità che venne fatto espressamente copiare dalla moglie Blanche da un volume di Champollion sull’Egitto prestatole dal Marchese Torrigiani .

La poesia, recitata in parte da Paul Scofield è questa:

Say not the struggle naught availeth,
The labour and the wounds are vain,
The enemy faints not, nor faileth,
And as things have been they remain.

If hopes were dupes, fears may be liars;
It may be, in yon smoke conceal’d,
Your comrades chase e’en now the fliers,
And, but for you, possess the field.

For while the tired waves, vainly breaking,
Seem here no painful inch to gain,
Far back, through creeks and inlets making,
Comes silent, flooding in, the main.


And not by eastern windows only,
When daylight comes, comes in the light;
In front the sun climbs slow, how slowly!
But westward, look, the land is bright!


Ho chiesto aiuto ad una amica gallese, traduttrice ed insegnante di inglese, Joyce Davies ed un amico fiorentino Sergio Caruso, ordinario di filosofia politica alla Università di Firenze ed esperto di inglese arcaico. Entrambi hanno lavorato sulla traduzione; le difficoltà di rendere una poesia in un italiano credibile hanno facilitato il traduttore italiano che alla fine ha prodotto questo risultato.

Non dire che la lotta a nulla vale,
che fatica e ferite sono vane,
che la forza nemica è tale e quale,
che sempre tutto com’era rimane.


Chi mente? La speranza o il tuo timore?
Forse laggiù nel fumo, proprio adesso,
cacciano i tuoi compagni l’invasore:
per vincere non manchi che tu stesso.


Qui sembra che si stremi la corrente:
pozzanghera frenata dalla sponda.
Ma dietro, a valle, da qualche torrente
– non senti? – della piena arriva l’onda.


Guarda! Ma non guardar solo l’oriente:
arriva il giorno, che di luce brilla,
e, mentre il sole sale lentamente,
anche la terra ad ovest già scintilla.


Certo la musicalità del chiasma inglese : when daylight comes, comes in the light non è resa così bene nella traduzione ma io trovo che il risultato sia comunque apprezzabile.



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