La “Porta a Pinti”
C'era una volta, nella nostra storia fiorentina la Porta a Pinti, come ad esempio la Porta al Prato. Il fatto è che la Porta al Prato è ancora li, della Porta a Pinti non c’è rimasto nulla.
Anche questa porta faceva parte della terza cerchia di mura, quella per intendersi che è stata abbattuta per costruire i viali di circonvallazione. La Porta a Pinti si trovava proprio dove adesso si può scorgere l’ingresso di Borgo Pinti, lateralmente all’attuale Piazza Donatello.
Borgo Pinti, è una strada stretta ma importante. E' il risultato di una serie di costruzioni postume ad una via d’uscita dalla seconda cerchia di mura nella Firenze medievale, che immetteva nella strada campale per Fiesole; partiva dall’attuale Arco di San Pierino.
Pare che inizialmente questo borgo si chiamasse Borgo Fulceraco fino al momento in cui il toponimo si tramutò, come spesso succedeva al tempo, relativamente alle attività che si svolgevano nella zona.
Ci sono almeno tre versioni sull’origine del nome “Pinti”. Contrazione etimologica della parola “pentiti”, dalle abitanti del Monastero delle Donne di Penitenza dette le “Repentite” e individuabile nell’attuale Chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi; oppure semplicemente dal nome di una famiglia fiorentina o immigrata, venuta a Firenze a cercar fortuna.
La versione più accreditata si riferisce però ad una “fabbrica” di costruzione di vetrate dipinte, vetri “Pinti”, appunto. Erano le vetrate che ornavano i palazzi fiorentini delle grandi famiglie e che avevano nell’ordine dei Gesuati, i loro pittori.
I Gesuati erano una congregazione che sorse a metà del XIV secolo come fraternità di laici ispirata alla spiritualità di san Girolamo e si chiamavano così perché ripetevano frequentemente il nome di Gesù nelle loro arringhe e discussioni.
Luogo scomparso dei dintorni di Pinti è il giardino di Frate Durante Chiermontesi, 3.488 piante di esotici aranci e limoni. La magnificenza del giardino, pare sia stata frutto dei guadagni truffaldini del frate, commerciante di sale, che nella misurazione per la vendita usava uno “staio” di minore capacità perché costruito con una doga di legno in meno. Il giardino venne distrutto durante le scorribande battagliere tra i Cerchi e i Donati.
La bellezza delle nostre storie è che tutto si intreccia, un po’ come oggi si dice “com’è piccolo il mondo”!
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