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Giuliano Gargani, detto il "Garga"

In questo mese di settembre, un pensiero forte va ad un vero amico di Firenze, Giuliano Gargani detto il “Garga”.  
Un fiorentino, lui, che ha fatto tanto parlare nella nostra città. Un fiorentino di quelli che non rendeva conto a nessuno, che aveva le sue idee e le sue manie. Un fiorentino innamorato del suo fiume, l'Arno, che ha sempre coccolato curando delle piccole aiuole, coltivando dei fiori che rendevano piacevole e luminoso quell'argine. I fiori e l'Arno sono stati per lui un rifugio, se mi permettete questo termine, un po' più artistico degli altri. Anche se era un pittore. Era una sua “fissazione” quella dei fiori, una sua grande passione. Una delle tante, le passioni, che caratterizzavano il Garga. San Frediano era il suo quartiere, quel quartiere che lo ha omaggiato durante il giorno del suo funerale. Non era un uomo che amava “gridare” al mondo le sue idee, ma le esprimeva con le sue numerose sfaccettature. Parlava delle sue passioni e della sua persona senza fare troppo rumore.
Nelle iniziative del quartiere di San Frediano c'era sempre. C'era anche alle riprese del cortometraggio “L'Ultima Zingarata”, perché amico del produttore cinematografico Francesco Conforti, quella che omaggiava il film “Amici Miei”, il primo, quello vero, quello del funerale.
Funerale, il suo, che diceva dovesse avere una caratteristica particolare. Quella che lo rappresentasse meglio, quello che aveva chiesto. Dice Giulio Gori dalle pagine del Corriere fiorentino:
È stato l’ultimo scherzo del Garga. Uno scherzo che nel corso della giornata è diventato un giallo. Nello scenario quasi onirico dei funerali di Giuliano Gargani, noto ristoratore e artista fiorentino da tutti conosciuto come «il Garga», si sarebbe infatti consumata quella che molti hanno definito «la migliore beffa della storia di Firenze». Dopo la messa nella chiesa del Cestello il feretro avrebbe dovuto essere posato su una barca e trasportato sotto i ponti, da dove gli amici avrebbero lanciato petali di rosa al grido di «Amore». Era stato proprio il Garga a chiedere questa singolare cerimonia in onore dell’amato Arno. Ma l’Humanitas aveva avvertito: le regole non lo consentono. Per questo amici e parenti di Giuliano avevano convinto le pompe funebri a farsi consegnare una seconda bara (vuota) da usare per inscenare la cerimonia sul fiume. Fatto sta che sulla barca coperta di fiori che galleggiava tra ponte Santa Trinita e Ponte alla Carraia, sembra sia finita quella con dentro il corpo del Garga. «Questa sotto di noi è piena - dice Francesco Conforti affacciato sull’Arno - In Chiesa invece c’era la bara vuota, di Giuliano c’era solo la fotografia». 
Francesco Conforti dice anche che ha scoperto lo scherzo quando ha visto la bara che era leggera. Forse è vero perché da alcuni filmati si vede anche che la bara viene trasportata da 4 persone e per le maniglie, cosa che se il corpo fosse stato all'interno non sarebbe stato possibile fare
Il Conforti pare che abbia detto testualmente: «Che cos’è il genio? E’ fantasia, intuizione, decisione, velocità d’esecuzione». Anche il prete del Cestello è rimasto di stucco: «Non ho parole. Mi auguro solo che si sia trattato di un errore». Il figlio, che in passato faceva parte dei Bianchi di Santo Spirito, la squadra del Calcio Storico fiorentino di San Frediano, lascia ancora il dubbio: «Non so davvero quale fosse la bara giusta però devo confessare che un giallo come questo sul funerale di mio padre ci cade a pennello». Si dice anche che sul suo personaggio era già pronta una sceneggiatura per un film. 
Il giorno del suo funerale è stato un giorno davvero particolare per Firenze. Le squadre del Calcio Storico erano presenti con i propri capitani e gli alfieri con i loro gonfaloni. Anche lo Zena degli Azzurri ha voluto dare l'ultimo saluto al Garga, nel quartiere che lo ha visto sconfitto proprio nella finale del 24 giugno 2012; 4 a 0 per i Bianchi. 
La cerimonia funebre in piazza del Cestello è stata celebrata alle 09:30 del 14 settembre e dopo la messa tutti in riva all'Arno per il suo simbolico viaggio nel fiume che ha tanto amato. 
Aveva 74 anni e gli spettatori hanno visto passare la bara sotto i ponti di Firenze. Una bara reale, coperta di verde e di fiori posta su un barchetto dei Renaioli fiorentini. Sotto Santa Trinita abbiamo assistito al lancio di petali di rosa, quei petali dei fiori che lui coltivava nelle sponde del fiume. A questo punto possiamo dire che quello è stato il vero funerale con la vera salma all'interno della bara. Questo è stato l'ultimo saluto a Giuliano Gargani, detto il 'Garga'. Pittore, artista, ristoratore e fiorentino doc.
Il Garga lascia la moglie Sharon e i due figli Alessandro e Andrea. La sua famiglia e la sua città, Firenze, lo ricorderà per le tante opere, scritti, schizzi, teorie, riflessioni e idee.
Dice ancora il Gori sul Corriere fiorentino: 
Fu lui a ideare la statuetta di Biancaneve, piazzata sul Lungarno per chiedere il ritorno alla purezza del fiume. E fu sempre lui a realizzare, sulle rive, un giardino di rose, mimose e girasoli, per celebrare la bellezza dell’Arno e di Firenze. È per questo che ieri, tutti gli amici si sono ritrovati sui ponti del centro per gettare petali di rose sulla bara, di fronte ai turisti a bocca aperta. Su Ponte alla Carraia, passava per caso il conduttore televisivo Tiberio Timperi: «Sto vedendo una cosa incredibile — diceva attaccato al cellulare — qui sotto di me, in Arno, c’è una bara su una barca coperta di fiori!». E a guidare la salma nell’ultima danza sul fiume c’erano Volo, «l’ultimo renaiolo» e Federico Fattorini, che col suo corno francese scandiva le tre note di «Amore», il grido di battaglia del Garga. E mentre il figlio Alessandro ricordava la «follia» del Giardino sull’Arno («Abbiamo piantato più semi che capelli in capo») davanti a trecento persone a ai gonfaloni del Calcio Storico, l’amico Giambaccio si è speso in una commovente orazione funebre: «Per quanto Garga abbia avuto in vita tutta la gloria che voleva, Firenze deve oggi sapere di aver perduto il giardiniere della bellezza. Perché non era giardinaggio il suo, era lo sforzo di un gigante». 
E' un omaggio al Garga. Io non l'ho mai conosciuto personalmente, ma tutti parlano bene di lui. E' probabile che possa averlo incontrato in San Frediano, magari anche visto in riva all'Arno, ma la sua storia e i sui racconti sono stati sentiti e ascoltati da tanti fiorentini. Amo i personaggi estrosi ed estroversi di Firenze. Amo ricordare il loro percorso. Sono felice quando alle persone comuni e meno comuni viene riconosciuta la giusta riconoscenza. Un giorno verrò a Trespiano e cercherò tra le migliaia di tombe, monumenti, terra e viali alberati, quel briciolo di cenere che potrebbe essere un petalo di fiori o l'anima del “Garga”.

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