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Il mistero del crocifisso di Bernardo Daddi

Dopo 12 anni il Crocifisso di Bernardo Daddi torna restaurato al Museo Bardini. Addirittura più imponente del Cristo di Cimabue, era la ‘Crux’ dell’altare principale del Duomo scomparsa nel Quattrocento. Due accurati restauri, hanno dato la possibilità di troneggiare al museo Bardini il grandioso crocifisso dipinto da Bernardo Daddi intorno al 1340.
Il crocifisso di Daddi fa infatti parte della ricchissima collezione che l’antiquario Stefano Bardini (1836– 1922) ha lasciato in dono al Comune di Firenze insieme al palazzo di Piazza dei Mozzi, che appunto ospita il museo. Il restauro è stato realizzato da Nicola Mac Gregor ed Elisabetta Codognato.
Per importanza e dimensioni il crocifisso sarebbe infatti proprio la Crux de medio ecclesiae del Duomo di Firenze, ossia il crocifisso dell’altare principale, misteriosamente scomparso nella prima metà del Quattrocento.
Bernardo Daddi fu come noto uno dei più prolifici artisti fiorentini e morì quasi sicuramente nel 1348 durante la grande pestilenza. Collezioni pubbliche e private di tutto il mondo conservano numerose opere che ne attestano il ruolo di primo piano all’indomani della morte di Giotto, quando Firenze gli affidò alcuni lavori significativi. Tra gli altri, il polittico per l’altare maggiore di Santa Reparata, poi trasferito in San Pancrazio e ora per la massima parte agli Uffizi, e la Madonna di Orsanmichele. La Croce Bardini appartiene agli anni della maturità.
Purtroppo non esistono documenti. Né si sa come l’antiquario se la procurò, da chi e a quale prezzo. Le sole testimonianze sono poche fotografie scattate intorno al 1888, l’anno in cui Bardini inaugurò in piazza dei Mozzi il suo atelier commerciale. Secondo i criteri di restauro in voga all’epoca, ne fece sostituire i finali, probabilmente danneggiati, con frammenti di un’altra opera. Ottenne così un pastiche antiquariale, comunque maestoso, ma rifiutò sempre di venderlo. Da allora il crocifisso è rimasto nel palazzo.
Il solo spostamento risale al 1999, ossia all’iniziò della ristrutturazione dell’edificio. L’opera fu imballata in una cassa, ma per evitare distacchi di colore la superficie dipinta fu protetta incollandovi uno strato di veline. Dieci anni dopo, nel 2009, la Croce Bardini fu riesumata in occasione della riapertura del Museo. Con grande disappunto ci si accorse però che non era possibile esporla. Prima occorreva un radicale restauro per eliminare colla e veline. Ora il capolavoro di Daddi è finalmente pronto per essere restituito al mondo con gli altri tesori del Salone voluto da Bardini.

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