La vera storia di Gaetano Magnani
Pubblico il Quinto articolo di Pier Tommaso Messeri; (che ringrazio).
"Le vere vicissitudini della vita del Maggiore Gaetano
Magnani, eroe della prima Guerra Mondiale; ecco la vera storia e un concentrato della sua biografia".
Gaetano Magnani, vide la luce presso l’abitato di Ronta, il 16 agosto 1873, da Gerolamo, esponente di una antica casata del luogo e da Giuseppina Dallai. Il bambino, fin dalla più tenera età, venne educato in prospettiva di una futura carriera militare. Gaetano, dopo gli studi regolari sostenuti nell’allora celebre collegio fiorentino della Querce, si arruolò in fanteria. Dopo un periodo di addestramento, con il grado di Capitano, assieme ai suoi commilitoni si imbarcò per la Libia, dove prese parte a molte operazioni militari come Aiutante di Campo della Brigata delle truppe dell’altipiano di Tripoli. Partecipò alla sanguinosa battaglia di Zanzur del venti settembre 1912, e a tutte quelle del Garian per poi giungere ad occupare Misda.
Gli anni passarono, e scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Il Magnani, dopo una parentesi in Albania venne richiamato su un altro fronte, quello della Valsugana, dove essendo Aitante di Campo della Brigata Venezia, all’inizio del gennaio 1915, venne promosso Maggiore, a comandare un battaglione del 213’ fanteria. La guerra, tremenda e tragica iniziò il suo corso. Il 27 giugno del 1916, gli austriaci nel corso della loro StrafeExpedition, dal Trentino vollero sfondare le linee italiane e presso le alture del monte Rasta, il Maggiore Magnani, per ben due volte respinse alla baionetta un battaglione nemico, fin quando, colpito da pallottole austriache, cadde a terra e venne fatto prigioniero.
Pochi giorni dopo, Gaetano, venne internato a Mauthausen. Il toscano, rimase in stato di prigionia degli anni, fin quando, spossato dalla reclusione, per seri problemi fisici, ottenne di essere compreso in uno scambio di prigionieri, lasciando così il 16 aprile 1918 il campo di concentramento. Da questo momento, le informazioni sul militare rontese, divengono frammentarie, un alone di mistero offusca la realtà. Il Magnani dopo aver lasciato il campo austriaco, convinto di poter essere utile, soprattutto in questo frangente, alla sua nazione riuscì, non si sa come, a sottrarre al Comando austriaco, numerosi e compromettenti documenti segreti, che avrebbero potuto, una volta giunti in Italia, rendere pubbliche delle palesi violazioni da parte dell’esercito nemico, dei trattati internazionali sul trattamento dei prigionieri di guerra. Il Magnani, dopo aver nascosto bene le carte, passò indenne numerosi controlli, fin quando, forse tradito da qualche compagno o dalla stanchezza, venne improvvisamente fermato al confine. Infatti, inspiegabilmente il diciotto aprile, alle tre e trenta, quando il nostro coraggioso connazionale già pensava di poter entro poco essere riconsegnato alla sua patria, alla stazione di Dorbinir, improvvisamente e senza motivi apparenti, venne accerchiato da funzionari militari austriaci e fatto salire in tutta fretta in una automobile che era pronta per riceverlo. Il Comando austriaco, dopo poco, inviò una circolare al corrispettivo Comando italiano dove si sosteneva che il Magnani era morto per suicidio. La sua storia, a questo punto si fa misteriosa.
Come risulta da una lettera del comitato della Croce Rossa, nei confronti di Gaetano era stato spiccato un ordine di arresto dopo la partenza dal campo di Mauthausen , ed egli venne immediatamente trasportato in macchina al posto di controllo alla frontiera di Feldkirch; in quel luogo, nell’ispezione venne scoperto che il prigioniero aveva con se documenti che era riuscito a nascondere ai controlli praticatagli al campo di Mauthausen. Questi documenti contenevano delle informazioni d’interesse militare, che mostravano nettamente che il Magnani voleva rendersi utile al servizio di spionaggio italiano.
Secondo documenti riservati dell’Comando austriaco, il Magnani, venne fermato alla stazione ferroviaria di Dornbirn dove venne perquisito, trovato in possesso di documenti “scottanti”, questo lo sapevamo, e alloggiato, sotto la sorveglianza visiva di un soldato anche durante la notte, nell’ hotel Baren. Il giorno 20, Gaetano Magnani, a quanto risulta dal suddetto documento, chiese ai carcerieri la possibilità di andare a fare una passeggiata per prendere un po’ d’aria, permesso, che a quanto sostiene il portavoce austriaco venne immediatamente accordato. Al suo ritorno, dopo aver detto di essere molto stanco (dicono sempre i funzionari austriaci) venne rinvenuto dalla sentinella morto nel letto dell’albergo, per suicidio causato da una lametta da rasoio.
Riguardo a questa versione potrebbero sorgere, inevitabili, numerosi dubbi, come avrebbe fatto il Magnani a togliersi la vita davanti a un soldato che doveva controllarlo giorno e notte?
A questo proposito ci può aiutare un dossier redatto da alcuni ufficiali dell’esercito italiano. In questi dattiloscritti sono annotate le varie testimonianze che fecero da cornice a questa tragica avventura, sia prima che dopo la prigionia.
Interessante è una lettera del Colonnello Pierozzi del 78° reggimento, che in data 1 giugno 1918, parla dettagliatamente della scomparsa del Maggiore alla stazione di Dornbirn, durante il viaggio di rimpatrio, avendo sentito dire da ufficiali austriaci che il Magnani era stato arrestato perché trovato in possesso di documenti compromettenti. Alla richiesta del suddetto Colonnello di poter comunicare con il Maggiore, venne contrapposto un netto rifiuto. Il Pierozzi, aggiunge che: “Le autorità austriache non notificarono subito la morte di Gaetano Magnani, ma la tennero inizialmente nascosta”. Il Colonnello Rimini dell’84° Regg. Fanteria che dice che Magnani: “Tenne sempre contegno dignitoso, forte e patriottico. Quando passai da Mauthausem per il rimpatrio, sentì dire che il Magg. Magnani era stato trovato in possesso di carte importantissime, fra le quali alcune di Cesare Battisti e di fotografie e documenti riguardanti un ammutinamento di soldati italiani avvenuto in un campo di concentramento, in Austria, ove un Ufficiale austriaco avrebbe ucciso un Ufficiale italiano. Il Magnani, trovato in possesso di questi documenti, si rifiutò di consegnarli, sfidando le conseguenze del suo rifiuto. Sentì dire che il ritrovamento delle dette carte fu dovuto ad un atto di spionaggio di due Capitani”. Che fosse stato un atto di spionaggio, a tradire il Magnani, fu confermato anche da un altro rapporto della Croce Rossa. Ad alimentare lo stato di confusione messo in giro dai soldati austriaci intorno alla morte di Gaetano ci sono le parole del Tenente Mattioli, di Firenze, riformato per malattia agli occhi - questo fatto è importante sottolinearlo - che dice di aver letto sopra una lavagna, affissa sulla caserma di Dornbirn : “MAGG. GAETANO MAGNANI – MORTO PER MALATTIA.”
Ma che cosa era successo veramente fra il momento della partenza da Mauthausen, dopo la visita medica e il momento in cui il valoroso rontese morì? Ce lo spiega il Tenente pistoiese Berchielli, che dopo essere rimpatriato nel 1918, racconta che dei soldati austriaci compresi degli Ufficiali parlando tra di loro sicuri di non essere capiti dissero che: “ Il Maggiore, trovato in possesso di documenti, fu arrestato e in automobile condotto al Comando austriaco di frontiera, a Feldkirck. Durante il tragitto, egli tentò di fuggire, gettandosi dall’auto. Gli fu tirato addosso e ucciso”. La Croce Rossa svizzera, certificò che il corpo del defunto venne trasportato in tutta fretta, senza le autopsie del caso nel cimitero di Feldrkirch, dove venne sepolto, e la sua tomba venne identificata con una targhetta di riconoscimento.
Gli anni passarono, e scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Il Magnani, dopo una parentesi in Albania venne richiamato su un altro fronte, quello della Valsugana, dove essendo Aitante di Campo della Brigata Venezia, all’inizio del gennaio 1915, venne promosso Maggiore, a comandare un battaglione del 213’ fanteria. La guerra, tremenda e tragica iniziò il suo corso. Il 27 giugno del 1916, gli austriaci nel corso della loro StrafeExpedition, dal Trentino vollero sfondare le linee italiane e presso le alture del monte Rasta, il Maggiore Magnani, per ben due volte respinse alla baionetta un battaglione nemico, fin quando, colpito da pallottole austriache, cadde a terra e venne fatto prigioniero.
Pochi giorni dopo, Gaetano, venne internato a Mauthausen. Il toscano, rimase in stato di prigionia degli anni, fin quando, spossato dalla reclusione, per seri problemi fisici, ottenne di essere compreso in uno scambio di prigionieri, lasciando così il 16 aprile 1918 il campo di concentramento. Da questo momento, le informazioni sul militare rontese, divengono frammentarie, un alone di mistero offusca la realtà. Il Magnani dopo aver lasciato il campo austriaco, convinto di poter essere utile, soprattutto in questo frangente, alla sua nazione riuscì, non si sa come, a sottrarre al Comando austriaco, numerosi e compromettenti documenti segreti, che avrebbero potuto, una volta giunti in Italia, rendere pubbliche delle palesi violazioni da parte dell’esercito nemico, dei trattati internazionali sul trattamento dei prigionieri di guerra. Il Magnani, dopo aver nascosto bene le carte, passò indenne numerosi controlli, fin quando, forse tradito da qualche compagno o dalla stanchezza, venne improvvisamente fermato al confine. Infatti, inspiegabilmente il diciotto aprile, alle tre e trenta, quando il nostro coraggioso connazionale già pensava di poter entro poco essere riconsegnato alla sua patria, alla stazione di Dorbinir, improvvisamente e senza motivi apparenti, venne accerchiato da funzionari militari austriaci e fatto salire in tutta fretta in una automobile che era pronta per riceverlo. Il Comando austriaco, dopo poco, inviò una circolare al corrispettivo Comando italiano dove si sosteneva che il Magnani era morto per suicidio. La sua storia, a questo punto si fa misteriosa.
Come risulta da una lettera del comitato della Croce Rossa, nei confronti di Gaetano era stato spiccato un ordine di arresto dopo la partenza dal campo di Mauthausen , ed egli venne immediatamente trasportato in macchina al posto di controllo alla frontiera di Feldkirch; in quel luogo, nell’ispezione venne scoperto che il prigioniero aveva con se documenti che era riuscito a nascondere ai controlli praticatagli al campo di Mauthausen. Questi documenti contenevano delle informazioni d’interesse militare, che mostravano nettamente che il Magnani voleva rendersi utile al servizio di spionaggio italiano.
Secondo documenti riservati dell’Comando austriaco, il Magnani, venne fermato alla stazione ferroviaria di Dornbirn dove venne perquisito, trovato in possesso di documenti “scottanti”, questo lo sapevamo, e alloggiato, sotto la sorveglianza visiva di un soldato anche durante la notte, nell’ hotel Baren. Il giorno 20, Gaetano Magnani, a quanto risulta dal suddetto documento, chiese ai carcerieri la possibilità di andare a fare una passeggiata per prendere un po’ d’aria, permesso, che a quanto sostiene il portavoce austriaco venne immediatamente accordato. Al suo ritorno, dopo aver detto di essere molto stanco (dicono sempre i funzionari austriaci) venne rinvenuto dalla sentinella morto nel letto dell’albergo, per suicidio causato da una lametta da rasoio.
Riguardo a questa versione potrebbero sorgere, inevitabili, numerosi dubbi, come avrebbe fatto il Magnani a togliersi la vita davanti a un soldato che doveva controllarlo giorno e notte?
A questo proposito ci può aiutare un dossier redatto da alcuni ufficiali dell’esercito italiano. In questi dattiloscritti sono annotate le varie testimonianze che fecero da cornice a questa tragica avventura, sia prima che dopo la prigionia.
Interessante è una lettera del Colonnello Pierozzi del 78° reggimento, che in data 1 giugno 1918, parla dettagliatamente della scomparsa del Maggiore alla stazione di Dornbirn, durante il viaggio di rimpatrio, avendo sentito dire da ufficiali austriaci che il Magnani era stato arrestato perché trovato in possesso di documenti compromettenti. Alla richiesta del suddetto Colonnello di poter comunicare con il Maggiore, venne contrapposto un netto rifiuto. Il Pierozzi, aggiunge che: “Le autorità austriache non notificarono subito la morte di Gaetano Magnani, ma la tennero inizialmente nascosta”. Il Colonnello Rimini dell’84° Regg. Fanteria che dice che Magnani: “Tenne sempre contegno dignitoso, forte e patriottico. Quando passai da Mauthausem per il rimpatrio, sentì dire che il Magg. Magnani era stato trovato in possesso di carte importantissime, fra le quali alcune di Cesare Battisti e di fotografie e documenti riguardanti un ammutinamento di soldati italiani avvenuto in un campo di concentramento, in Austria, ove un Ufficiale austriaco avrebbe ucciso un Ufficiale italiano. Il Magnani, trovato in possesso di questi documenti, si rifiutò di consegnarli, sfidando le conseguenze del suo rifiuto. Sentì dire che il ritrovamento delle dette carte fu dovuto ad un atto di spionaggio di due Capitani”. Che fosse stato un atto di spionaggio, a tradire il Magnani, fu confermato anche da un altro rapporto della Croce Rossa. Ad alimentare lo stato di confusione messo in giro dai soldati austriaci intorno alla morte di Gaetano ci sono le parole del Tenente Mattioli, di Firenze, riformato per malattia agli occhi - questo fatto è importante sottolinearlo - che dice di aver letto sopra una lavagna, affissa sulla caserma di Dornbirn : “MAGG. GAETANO MAGNANI – MORTO PER MALATTIA.”
Ma che cosa era successo veramente fra il momento della partenza da Mauthausen, dopo la visita medica e il momento in cui il valoroso rontese morì? Ce lo spiega il Tenente pistoiese Berchielli, che dopo essere rimpatriato nel 1918, racconta che dei soldati austriaci compresi degli Ufficiali parlando tra di loro sicuri di non essere capiti dissero che: “ Il Maggiore, trovato in possesso di documenti, fu arrestato e in automobile condotto al Comando austriaco di frontiera, a Feldkirck. Durante il tragitto, egli tentò di fuggire, gettandosi dall’auto. Gli fu tirato addosso e ucciso”. La Croce Rossa svizzera, certificò che il corpo del defunto venne trasportato in tutta fretta, senza le autopsie del caso nel cimitero di Feldrkirch, dove venne sepolto, e la sua tomba venne identificata con una targhetta di riconoscimento.
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