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"Rivuar" o Rivoire?

L'attuale Rivoire
- "Vieni con me che si va a prendere un caffè da Rivuar"
- "Da Rivuar o da Rivoire"
- "Si davvero, il cognome l'era italiano, mica francese"
- "Eran piemontesi"
- "Perchè un tu lo scrivi su Firenze Curiosità?!"
- "Tu lo sai che prima al posto di questo palazzo c'era la Loggia dei Pisani e anche l'Arte del Cambio?"
-"Ma da quando?"
-"Mah, il palazzo mi pare sia dell'800, con Firenze Capitale"
- ......

Questa è stata la conversazione di questa mattina con il mio amico Michele. Rivoire è un caffè che tutti conoscono a Firenze. Un locale che per la propria posizione strategica nel centro cittadino è da tutti conosciuto e apprezzato.
Enrico Rivoire era un cioccolataio della famiglia reale dei Savoia. Arrivò a Firenze quando insieme a tanti altri torinesi, la città divenne capitale d’Italia e nel 1872 aprì una cioccolateria proprio in Piazza della Signoria. Offriva alla numerosissima clientela fiorentina un ottimo cioccolato prodotto interamente nella maniera artigianale con una antica e segreta ricetta. La fama del locale si diffuse ed in breve tempo artisti, politici, nobili e personaggi famosi iniziarono a frequentare il locale per il gusto di assaporare raffinate delicatezze di pasticceria a Firenze. Tutto il mondo conosce questo storico locale che, rispetto ad allora, ha ampliato la propria offerta, in particolare per la numerosa clientela tutistica.
Dopo circa 100 anni di gestione della famiglia Rivoire,  nel 1977 l'attività è stata rilevata dai fratelli Bardelli che ne hanno mantenuto le caratteristiche originarie e la eccellente produzione artigianale che da sempre contraddistingue i prodotti Rivoire. 
Ma chi ha conosciuto davvero la famiglia Rivoire ci dice che questo cognome spesso non veniva pronunciato alla francese (Rivuar) ma come un cognome italiano, cioè il torinese Rivoire. Il tempo però, forse perchè pronunciando il cognome alla francese faceva più chic ed il locale guadagnava di fama e di prestigio, ha optato per il francesismo.
In questo ambiente ricco di storia, che offre la vista di Palazzo Vecchio, la Loggia dei Lanzi, la Fontana del Nettuno, arredato e decorato secondo lo stile dei primi del '900, si respira un'aria di nuovo. Il Palazzo del Leone, così chiamato perchè di proprietà delle Assicurazioni Generali venete, è stato l'ultimo palazzo costruito in Piazza della Signoria. L'edificio, in forme tipiche del primo Rinascimento fiorentino, riecheggia nelle forme dei palazzi delle grandi famiglie fiorentine, in particolare i palazzi Medici Riccardi, Strozzi e Gondi, ma a differenza di quelli originali, vennero realizzati una serie continua di archi nei quali sono ospitati grandi fondi commerciali, cosa che nel Rinascimento neppure si sarebbero sognati di fare. E' un edificio di quattro piani, quindi diverso dai tradizionali palazzi delle grandi famiglie che si attestavano sempre a tre livelli.
Prima di questo palazzo, vi erano edifici molto più caratteristici dal punto di vista architettonico. Erano molto simili a quelli che possiamo ancora vedere accanto alla Loggia de' Lanzi e che costeggiano l'ultima parte della piazza verso via Vacchereccia.
Gli edifici che erano qui, al posto del Palazzo del Leone, avevano una grande storia. Le loro mura avevano visto gli eventi più importanti della leggendaria storia di Firenze. Tutti i fabbricati di diverse dimensioni si affacciavano sulla piazza proprio frontalmente a Palazzo Vecchio e avevano ospitato botteghe artigiane, uffici pubblici e anche la sede dell'Arte del Cambio. In basso, lungo tutto il lato della piazza, la famosissima Loggia de' Pisani.

La Loggia de' Pisani con a sinistra la Chiesa di Santa Cecilia e a destra l'ingresso dell'Arte del Cambio

Prima della costruzione del nuovo edificio, oltre la Loggia, si trovava anche la Chiesa di Santa Cecilia. La chiesa era una delle antiche priorie medievali di Firenze, una delle quattro del sestriere di San Pier Scheraggio. Ebbe il titolo di collegiata con tanto di canonici fino al 1250 e nel suo chiostro ebbero residenza i consoli dell'Arte del Cambio, che ogni anno celebravano la festa della santa.
Nel 1367 la Chiesa fu ribassata per allargare piazza della Signoria e successivamente venne ricostruita in maniera capovolta, con l'ingresso sulla piccola piazza de' Malespini.
Nel 1637 fu di nuovo capovolta mettendo l'ingresso sotto la Loggia dei Pisani, per cercare di dare un tono più decoroso a un luogo definito di "molte indecenze". La sua memoria è oggi legata esclusivamente al nome della piazzetta tra piazza della Signoria e via Vacchereccia.


 

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