Gli Anni di Firenze - La Battaglia di Campaldino
Una coda interminabile ieri davanti al Cinema-Teatro Odeon a Firenze per l’iniziativa de “Gli Anni di Firenze”. Ieri 26 ottobre 2008 è stata presentata la serie di 9 incontri sulle lezioni di storia che riguardano Firenze e i suoi momenti principali del glorioso passato, dalla Battaglia di Campaldino del 1289 fino al sindaco più amato dei fiorentini, Giorgio La Pira.
Molti fiorentini interessati sono rimasti fuori, la coda, peraltro molto ordinata, raggiungeva via Strozzi. Il cinema Odeon può ospitare poco più di 600 persone ed era veramente gremito.
L’argomento era di quelli che i fiorentini conoscono bene, l’intramontabile rivalità tra Guelfi e Ghibellini, la battaglia che meglio rappresenta questa rivalità è quella dell’11 giugno 1289, la “Battaglia di Campaldino”. Molti i personaggi coinvolti di grande nome e spessore storico, Dante Alighieri, il Vescovo di Arezzo Guglielmino degli Umbertini, Sozzo de’ Guicciardini, Cavalcante Cavalcanti, Corso Donati, Conte Guido Novello, Vieri de’ Cerchi e molti altri citati da Dante nella Divina Commedia e soprattutto da Dino Compagni e Giovanni Villani nelle loro “Croniche”.
Alessandro Barbero insegna Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, e ci ha presentato in meno di 2 ore gli spaccati politici del periodo.
Nella piana che porta a Poppi, in località Campaldino, si affrontano l’armata aretina dei Ghibellini e quella fiorentina dei Guelfi. Tra le sue file, un giovane cavaliere, Dante Alighieri, combatte come guelfo bianco. Forse l'immagine del Sommo Poeta a cavallo, con la cotta di maglia, la testa chiusa nell'elmo di ferro e la spada in pugno non appartiene al più diffuso immaginario dantesco, certo però è che se molti hanno sentito nominare quella battaglia, il merito va alla Divina Commedia. Ma Campaldino ha un'importanza centrale per il medievista e non solo perché la vittoria dei fiorentini sancisce l’egemonia del guelfismo in Italia e di Firenze sul resto della Toscana.
Un osservatorio ideale per capire come si faceva la guerra nel Medioevo, dal reclutamento degli eserciti al processo decisionale che conduceva all'apertura di un conflitto, dalla pianificazione d’una campagna alla conduzione tattica d’uno scontro, fino alle tensioni sociali che attraversavano le forze armate, specchio, allora come oggi, delle contraddizioni d’una società.
L’argomento era di quelli che i fiorentini conoscono bene, l’intramontabile rivalità tra Guelfi e Ghibellini, la battaglia che meglio rappresenta questa rivalità è quella dell’11 giugno 1289, la “Battaglia di Campaldino”. Molti i personaggi coinvolti di grande nome e spessore storico, Dante Alighieri, il Vescovo di Arezzo Guglielmino degli Umbertini, Sozzo de’ Guicciardini, Cavalcante Cavalcanti, Corso Donati, Conte Guido Novello, Vieri de’ Cerchi e molti altri citati da Dante nella Divina Commedia e soprattutto da Dino Compagni e Giovanni Villani nelle loro “Croniche”.
Alessandro Barbero insegna Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, e ci ha presentato in meno di 2 ore gli spaccati politici del periodo.
Nella piana che porta a Poppi, in località Campaldino, si affrontano l’armata aretina dei Ghibellini e quella fiorentina dei Guelfi. Tra le sue file, un giovane cavaliere, Dante Alighieri, combatte come guelfo bianco. Forse l'immagine del Sommo Poeta a cavallo, con la cotta di maglia, la testa chiusa nell'elmo di ferro e la spada in pugno non appartiene al più diffuso immaginario dantesco, certo però è che se molti hanno sentito nominare quella battaglia, il merito va alla Divina Commedia. Ma Campaldino ha un'importanza centrale per il medievista e non solo perché la vittoria dei fiorentini sancisce l’egemonia del guelfismo in Italia e di Firenze sul resto della Toscana.
Un osservatorio ideale per capire come si faceva la guerra nel Medioevo, dal reclutamento degli eserciti al processo decisionale che conduceva all'apertura di un conflitto, dalla pianificazione d’una campagna alla conduzione tattica d’uno scontro, fino alle tensioni sociali che attraversavano le forze armate, specchio, allora come oggi, delle contraddizioni d’una società.
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