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Le Novelle dell’altro Mondo

E va bene, la saga dei film di Amici Miei ha riportato alla luce lo spirito scherzoso dei fiorentini. Questo viene però da lontano, pur considerando che il tentativo di riportare alle origini anche le zingarate sia stato fatto con l’ultimo dei film della serie. Ma lasciamo perdere quello che viene raccontato con il cinema e proviamo ad entrare nella storia vera e scritta dai cronisti del tempo.
Sappiamo con certezza che nel periodo appena precedente il rinascimento, la città di Firenze fermentava di affari, finanza e preludio alla bellezza. I fiorentini con l’incremento dei loro affari non disdegnavano rilassarsi e sfuggire alla propria situazione lavorativa. I giorni di festa diventavano sempre più frequenti ed oltre al gioco del Calcio, ormai divenuto uno dei più importanti, seguiti e praticati, alle corse dei cavalli e simili che si svolgevano attraversando le vie cittadine, erano molto popolari le Feste di Maggio.
Giovanni Villani ci racconta che le organizzazioni più potenti e più famose del tempo erano le Arti, che in sodalizio con i mercanti formavano vere e proprie compagnie che chiamavano con nomi precisi: Compagnia dell’Amore, Compagnia di Bacco oppure Compagnia della Fortuna, ecc...
Le compagnie davano quello spirito d’aggregazione necessario a fare festa e a divertirsi suonando, cantando e ballando organizzando cene e banchetti, feste ed eventi pubblici, regalando cibo e prosperità; si divertivano insomma.
Una delle storie descritte ha una tragica fine, ma evidenzia  l’ingegno e la fantasia fiorentina, la capacità insita nel popolo di organizzazione e di rappresentazione di eventi pubblici.
Tra i giochi del mese di Maggio nell’anno 1304 in occasione della visita a Firenze del Cardinale di Prato venuto per riappacificare i cittadini sempre arrabbiati per le condizioni di campanilismo tra città, il popolo fiorentino organizzò una serie di giochi in molti luoghi. I giochi furono per l’occasione realizzati con un’occhio di riguardo, facendo ognuno il meglio che poteva gareggiando anche tra di loro a chi faceva il gioco più bello.
I più bravi in questo erano gli abitanti di San Frediano, da tutti era riconosciuto il loro primato. Erano i migliori organizzatori di giochi e di feste di tutta la città.
In quell’occasione emanarono un bando, fecero sapere a tutta la città che il 1° di Maggio sul Ponte alla Carraia chi voleva conoscere le “novelle dell’altro mondo” si facesse avanti che ne sarebbe stato informato.
Sopra alcune barche e navicelli, palchi zattere ad altre costruzioni apposite  che galleggiavano nel fiume, vi si accesero dei fuochi e con altre decorazioni fu rappresentato l’Inferno. Salirono sulle barche e sulle strutture brullicanti di fuoco alcuni uomini mascherati da demoni, che teatralmente fingevano di tormentare le pene dell’inferno su alcuni uomini nudi che rappresentavano i dannati.
Lo spettacolo offerto agli spettatori fu “spaventoso insieme ed orribile”. Il risultato fu “professionalmente” esaltante. La rappresentazione riuscì alla perfezione a conferma che quelli di San Frediano erano i migliori.
C’era il pubblico delle grandi occasioni, i lungarni stracolmi di gente, il greto dell’Arno anche. La novità attrasse talmente tanta gente che il ponte ne era pieno. Era di legno e non poteva trattenere così tante persone, non era abbastanza resistente. Il Ponte alla Carraia rovinò. “Rovinò con tutti coloro che v'eran sopra”. Tante persone rimasero sotto le travi e caddero in Arno. Molte annegarono e morirono, altre rimasero storpiate e ferite gravemente.
Il Villani racconta che il gioco fece la beffa. Il bando tanto pubblicizzato degli avvenimenti si avverò per molte persone. Chi voleva conoscere le “novelle dell’altro mondo” lo provò personalmente; morendo!

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