La Massoneria nasce a Firenze? Inglesi o Fiorentini?
Ferdinando Sbigoli, storico italiano di fine ‘800, nel libro Tommaso Crudeli e i "Primi Frammassoni a Firenze" del 1884 ufficializza a Firenze la nascita della massoneria italiana.
La stessa è confermata successivamente, nel 1887 da R. F. Gould in "Storia della Frammassoneria", dove pone all’attenzione una supposizione di esistenza in ragione del ritrovamento di una medaglia datata 1733, data nella quale Lord Sackville avrebbe fondato la prima “Loggia massonica”.
A quella data viene quindi fatto riferimento ufficialmente, per la fondazione della massoneria italiana, ed in particolare a Charles Sackville, Conte di Middlesex, poi Duca di Dorset e da Henry Fox divenuto successivamente Lord Holland, ma mai confermato come co-fondatore.
Ma nella sua opera "La medaglia Sackville" lo scrittore W. J. Chetwode Crawley, commenta che non è ben comprensibile il fatto che i numismatici del tempo facessero risalire la fondazione della massoneria a Firenze nel 1733.
Lo scrittore ci vuole dimostrare che il "Conte di Middlesex" trovò già la “congrega” quando arrivò a Firenze. A prova di questo ci fa porre l’attenzione su alcuni articoli di cronaca di giornali che ci confermano l’esistenza di “Frammassoni” quando si esprimono così in un giornale del 18 luglio 1730: “La società dei frammassoni, ultimamente scoperta a Firenze, fa un gran baccano” ed anche che: “Essendo Sua Altezza nel frattempo deceduta (il Granduca), e dovendogli subentrare il Duca di Lorena, fatto Massone in Inghilterra, può darsi che questa persecuzione non si spinga troppo oltre".
E’ abbastanza naturale, vista la storia internazionale della massoneria, che i fondatori delle congregazioni italiane siano personaggi illustri, e anglosassoni; nella elencazione dei primi personaggi appartenenti alla prima congrega, oltre ai due Lord già citati, si erano aggiunti altri inglesi che vivevano a Firenze o in Italia, in quel periodo storico. Alcuni nomi sono: Lord Robert Montagne, Sir Horace Mann ed altri.
Ma non erano da soli.
Uno di loro, uno dei primi frammassoni di Firenze, se non il primo, fu Antonio Cocchi.
Medico e naturalista, filosofo, antiquario e scrittore in una sua opera ci da alcuni riferimenti, oltretutto in lingua inglese, sulla loggia massonica fiorentina; il diario scritto in sette lingue (italiano, inglese, tedesco, francese, latino, greco ed ebraico), fu pubblicato nel 1928 in un libro dal titolo: "Antonio Cocchi, un erudito del Settecento", ci da alcune prime indicazioni.
Altri scritti del Cocchi, in particolare alcune lettere e pagine di diario, ci fanno comprendere la veridicità della sua opera massonica: 4 agosto 1732: - “ed alla sera io fui ammesso tra i Frammassoni e colà mi trattenni per la cena”. Il Maestro in questa occasione era Sewallis Shirley e non Middlesex. Il 30 settembre 1732 veniva scritto: "A tutti i Fratelli dell’Onorabilissima società dei frammassoni, saluti. Per mezzo di questi segni e dei simboli vi è richiesta la presenza a Villa di Settignano per le ore dodici, oppure alle ore tredici a Maniano da dove in processione regolare, forniti di guanti, grembiuli e di tutto il resto vorrete marciare fino a Fiesole dove, dopo aver esaminato secondo le strette regole massoniche gli edifici, i colonnati e le altre nobili vestigia della nostra Arte edificati nell’antichità dai nostri Fratelli, gli antichi romani, voi farete ritorno a Maniano per il rinfresco. Poscia procederete regolarmente alla Villa di Settignano ove si ordina sia tenuta la loggia.
P.S. A tutto coloro i quali saranno giudicati dalla compagnia inabili al cammino sarà procurato un asino". (questa è bellina)
Si nota quindi in primo luogo che la fondazione della massoneria fiorentina non aveva soltanto “Fratelli” inglesi, il Cocchi ne fece parte ben presto, in secondo luogo i Frammassoni potevano liberamente organizzare processioni, manifestazioni, vestiti con i simboli e abiti massonici ed agire indisturbati senza che vi fosse impedimento alcuno, tranne avere una certa attenzione da parte delle autorità inquisitorie del periodo, che però rimasero soltanto “attenzioni”.
Prima del periodo del Cocchi la massoneria fiorentina ed italiana era esclusivo monopolio degli inglesi, successivamente l’inserimento di personalità illustri del tempo, senatori, medici e alte cariche di governo portarono all’affrancamento del potere massonico dalle personalità anglosassoni. Nel 1737 si trovano nelle liste nuovi nomi come P. Neri, G. Gorani, l’Abate Franceschi, Suarez , forse un gesuita, Rinuccini, Tanucci e Rucellai. Successivamente, quando gli italiani rappresentavano ormai la maggioranza, la lingua della loggia fu cambiata dall’inglese all’italiano.
Ecco che allora, come oggi, la massoneria ritrovava nei suoi personaggi più illustri della società i propri adepti. I “Fratelli" proseguirono nel tempo l’attività, esponendosi e segretandosi. Una casualità, forse, quella che la massoneria italiana partì da Firenze, ma i fiorentini sono da molti secoli abituati ad avere primati che in seguito portano alle conseguenze più disparate. Un primato è un primato.
La stessa è confermata successivamente, nel 1887 da R. F. Gould in "Storia della Frammassoneria", dove pone all’attenzione una supposizione di esistenza in ragione del ritrovamento di una medaglia datata 1733, data nella quale Lord Sackville avrebbe fondato la prima “Loggia massonica”.
A quella data viene quindi fatto riferimento ufficialmente, per la fondazione della massoneria italiana, ed in particolare a Charles Sackville, Conte di Middlesex, poi Duca di Dorset e da Henry Fox divenuto successivamente Lord Holland, ma mai confermato come co-fondatore.
Ma nella sua opera "La medaglia Sackville" lo scrittore W. J. Chetwode Crawley, commenta che non è ben comprensibile il fatto che i numismatici del tempo facessero risalire la fondazione della massoneria a Firenze nel 1733.
Lo scrittore ci vuole dimostrare che il "Conte di Middlesex" trovò già la “congrega” quando arrivò a Firenze. A prova di questo ci fa porre l’attenzione su alcuni articoli di cronaca di giornali che ci confermano l’esistenza di “Frammassoni” quando si esprimono così in un giornale del 18 luglio 1730: “La società dei frammassoni, ultimamente scoperta a Firenze, fa un gran baccano” ed anche che: “Essendo Sua Altezza nel frattempo deceduta (il Granduca), e dovendogli subentrare il Duca di Lorena, fatto Massone in Inghilterra, può darsi che questa persecuzione non si spinga troppo oltre".
E’ abbastanza naturale, vista la storia internazionale della massoneria, che i fondatori delle congregazioni italiane siano personaggi illustri, e anglosassoni; nella elencazione dei primi personaggi appartenenti alla prima congrega, oltre ai due Lord già citati, si erano aggiunti altri inglesi che vivevano a Firenze o in Italia, in quel periodo storico. Alcuni nomi sono: Lord Robert Montagne, Sir Horace Mann ed altri.
Ma non erano da soli.
Uno di loro, uno dei primi frammassoni di Firenze, se non il primo, fu Antonio Cocchi.
Medico e naturalista, filosofo, antiquario e scrittore in una sua opera ci da alcuni riferimenti, oltretutto in lingua inglese, sulla loggia massonica fiorentina; il diario scritto in sette lingue (italiano, inglese, tedesco, francese, latino, greco ed ebraico), fu pubblicato nel 1928 in un libro dal titolo: "Antonio Cocchi, un erudito del Settecento", ci da alcune prime indicazioni.
Altri scritti del Cocchi, in particolare alcune lettere e pagine di diario, ci fanno comprendere la veridicità della sua opera massonica: 4 agosto 1732: - “ed alla sera io fui ammesso tra i Frammassoni e colà mi trattenni per la cena”. Il Maestro in questa occasione era Sewallis Shirley e non Middlesex. Il 30 settembre 1732 veniva scritto: "A tutti i Fratelli dell’Onorabilissima società dei frammassoni, saluti. Per mezzo di questi segni e dei simboli vi è richiesta la presenza a Villa di Settignano per le ore dodici, oppure alle ore tredici a Maniano da dove in processione regolare, forniti di guanti, grembiuli e di tutto il resto vorrete marciare fino a Fiesole dove, dopo aver esaminato secondo le strette regole massoniche gli edifici, i colonnati e le altre nobili vestigia della nostra Arte edificati nell’antichità dai nostri Fratelli, gli antichi romani, voi farete ritorno a Maniano per il rinfresco. Poscia procederete regolarmente alla Villa di Settignano ove si ordina sia tenuta la loggia.
P.S. A tutto coloro i quali saranno giudicati dalla compagnia inabili al cammino sarà procurato un asino". (questa è bellina)
Si nota quindi in primo luogo che la fondazione della massoneria fiorentina non aveva soltanto “Fratelli” inglesi, il Cocchi ne fece parte ben presto, in secondo luogo i Frammassoni potevano liberamente organizzare processioni, manifestazioni, vestiti con i simboli e abiti massonici ed agire indisturbati senza che vi fosse impedimento alcuno, tranne avere una certa attenzione da parte delle autorità inquisitorie del periodo, che però rimasero soltanto “attenzioni”.
Prima del periodo del Cocchi la massoneria fiorentina ed italiana era esclusivo monopolio degli inglesi, successivamente l’inserimento di personalità illustri del tempo, senatori, medici e alte cariche di governo portarono all’affrancamento del potere massonico dalle personalità anglosassoni. Nel 1737 si trovano nelle liste nuovi nomi come P. Neri, G. Gorani, l’Abate Franceschi, Suarez , forse un gesuita, Rinuccini, Tanucci e Rucellai. Successivamente, quando gli italiani rappresentavano ormai la maggioranza, la lingua della loggia fu cambiata dall’inglese all’italiano.
Ecco che allora, come oggi, la massoneria ritrovava nei suoi personaggi più illustri della società i propri adepti. I “Fratelli" proseguirono nel tempo l’attività, esponendosi e segretandosi. Una casualità, forse, quella che la massoneria italiana partì da Firenze, ma i fiorentini sono da molti secoli abituati ad avere primati che in seguito portano alle conseguenze più disparate. Un primato è un primato.
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