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Il "Coso"

Oh cosino! Icchè ttuffai!!?? Prendi qu'i' ccoso pe' cosare...

Potrebbe essere una frase di un datore di lavoro al proprio operaio! Strano eh?
Il "coso" a Firenze è un termine usato a più non posso. Sostituisce qualsiasi "cosa" appunto pur di non chiamarla con il proprio nome.
Si tratta in realtà di un modo di dire, in particolare quando non si ricorda il termine di una qualsiasi cosa o il nome di una persona o animale.

Tant'è vero che esiste un particolare aneddoto su questo modo di dire, è la storia della lavorazione del burro. Ve la racconto:

Parlando della burraia, e della lavorazione del formaggio, una certa Marchesa non ben specificata chiese:
- "Ma come si fa il burro?"
Il cappellano del paese, mentre gli altri rimasero tutti in silenzio disse:
- "Sora Marchesa, gli è facile: si prende un bel coso, bello tondo e abbastanza lungo, si bagna e s'infila per benino dentro una cosa co' i buco tondo...badi bene che questo buco dev'essere grande più o meno come 'i coso, se no e s'allarga, capito? Quando poi s'è infilato 'i coso nella cosa, si comincia a cosare in su e in giù, ma anche in giù e in sue, senza fermassi mai e anche fortino parecchio...un ci si deve stancare se no addio! Cosa che ti coso bisogna starci un bel pezzo per fare le cose per bene."

...chissà come si concluse la conversazione. La Marchesa avrà avuto sicuramente una buona impressione dal procedimento della fabbricazione del burro..

Il "Vohabolario Fiorentino" di recente pubblicazione lo definisce così:
COSO: Riferito a una persona o oggetto che non si conosce o che si vuole sminuire o del quale non si ricorda il nome proprio, “Passami codesto coso..”. Anche “Aggeggio” e “Trespolo”.


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